Le tecniche

Le Tecniche

Tecniche di pesca in Val Poschiavo
Introduzione

Un vecchio detto sostiene che per ogni pesce, per ogni situazione,per ogni posto esiste una tecnica, la quale varia poi a seconda degli ambienti, e che viene poi reinventata da ciascun pescatore a propria immagine e somiglianza. Qualcosa di vero in questo ragionamento c’è, soprattutto il fatto che le tecniche di base esistono, ma è poi l’esperienza che ciascuno di noi sviluppa a dotarci di un armamentario di conoscenze e di modi di procedere che diventa una sorta di “segreto professionale” – un po’ come certi cuochi che non gradiscono raccontare le proprie ricette. Per sviluppare questo patrimonio di conoscenze occorre pazienza, la buona volontà necessaria per fare per appunto esperienza – cioè per sperimentare senza lasciarsi intimorire dagli inevitabili errori che si collezioneranno, e che rappresentano degli ottimi maestri.

Noi vi presenteremo le tecniche base che un pescatore deve conoscere per pescare in Val Poschiavo e avere successo. Esso potrà poi personalizzare le tecniche attraverso il proprio bagaglio di esperienze.

Le tecniche

La pesca a spinning consiste essenzialmente nel lanciare l’esca e nel recuperarla in modo che con i suoi movimenti richiamino il pesce predatore il quale, scambiandola per un pesciolino o per una qualche leccornia offertagli dalla natura, abboccherà. Ovviamente ci sono alcune considerazioni da tenere presente.
L’artificiale, entrando in acqua, non deve fare troppo rumore e quindi occorre lanciare tranquillamente, con criterio. Né poi si tratta di recuperare semplicemente girando la manovella del mulinello – dobbiamo “animare” l’esca, sul fondo o in superficie a seconda dei casi. La prima regola consiste dunque nel recuperare a velocità variabile: qualche giro rapido della manovella, un istante di sosta, qualche giro più lento, poi di nuovo rapido, e via dicendo.
Non esistono sequenze o metodologie fisse – ognuno imprime all’azione un suo ritmo personale, che deve però avere la caratteristica della variabilità. Se peschiamo il luccio, un ottimo metodo consiste – durante l’azione di recupero – nel sollevare ogni tanto la canna di colpo, fermarsi e riprendere il recupero per poi ripetere il tutto. Molte esperienze ci dicono che il predatore non abbocca solo perché ha fame, ma perché lo infastidisce la presenza di un corpo estraneo: dobbiamo allora fare di tutto perché si accorga di questa presenza. Questa tecnica è usata soprattutto dai pescatori giovani, nel lago di Poschiavo i pescatori anziani preferiscono le esche naturali.

Mosca

La pesca a mosca, considerata la più affascinante tra le tecniche di pesca, consiste nell’offrire al pesce esche artificiali, dette mosche, che imitano gli insetti presenti negli ambienti di pesca.
Questo genere di pesca può essere a galla – quando si lascia che la mosca galleggi sulla superficie dell’acqua (pesca a mosca secca), sotto la superficie dell’acqua (pesca a mosca sommersa) e nei torrenti appena sopra il fondo ghiaioso (pesca a ninfa). Rispondono a questo tipo di pesca tutti i pesci che “bollano” – cioè che salgono alla superficie alla ricerca di insetti e che quando mangiano provocano sullo specchio d’acqua dei cerchi che spesso scorgiamo nei tramonti sul lago (appunto le “bollate” del pesce in caccia).
La pesca con la mosca richiede una tecnica a parte e un’attrezzatura tutta particolare. La canna presenta un mulinello posto in basso. Il finale o coda di topo termina con un filo di nailon del 0.45 mm per poi stringersi ogni 20 cm per arrivare a 0.18 mm – 0.14 mm a seconda dell’abitudine del pescatore. La tecnica di lancio richiede un accurato allenamento. Nel lago di Poschiavo è una tecnica conosciuta da parecchi anni, ma usata quasi esclusivamente dai pescatori con la barca e in particolar modo da quelli del paese di Miralago. Solo i pescatori che hanno una lunga esperienza riescono ad avere successo.

Mosca a fondo

La pesca a mosca a fondo, a differenza della mosca a galla non richiede grande capacità. Consiste nel riprodurre le larve della mosca effimera. Nel finale vengono applicate tre mosche a una distanza di 40 cm, in fondo c’è un peso di 15-35 grammi. Una volta lanciato si mette in tensione il filo e si aspetta finché il pesce abbocca. La ferrata deve essere rapida. Si usa una canna da lancio con azione di punta. Il periodo in cui con questa tecnica si ha successo dura dal 15 maggio al 15 giugno. I punti del lago ideali sono quelli col fondo di limo. Questa tecnica viene usata dai pescatori locali da pochi anni. È ottima anche per catturare salmerini.

Passata

La passata è conosciuta anche dai pescatori locali come pesca col galleggiante. È quella che si fa con il galleggiante facendo “passare” la lenza sul filo della corrente.
Per la passata l’attrezzatura è classica: canna (fissa o bolognese nel qual caso ci vuole il mulinello), lenza (lenza madre e finale), galleggiante, i piombini distribuiti a dovere, amo ed esca. Gettata la lenza in acqua, si fa in modo, di solito, di far passare l’esca il più possibile radente il fondo anche se in certi casi è più efficace la passata a mezz’acqua. La scelta del galleggiante nella pesca alla passata dipende dalla forza della corrente. In giugno quando si scioglie la neve e in agosto quando si sciolgono i ghiacciai. Si pratica esclusivamente alla foce del fiume Poschiavino. Come esche si usano le camole del miele o del legno, vermi, cavallette, larve di perla o “patar”, larve di friganea o “bözz” come li chiamano i pescatori locali.

Bamalo

Per pesca col bamalo si intende pesca con la sanguinerola come esca.Si usa una canna da lancio corta molto sensibile. Pescare a bamalo significa trasmettere all’esca un movimento continuo, facendole compiere tutte le evoluzioni che simulano i comportamenti istintivi di una preda che, aggredita, tenti la fuga. Si deve anche sapere imitare le difficoltà motorie di un pesce ferito che alterna movimenti confusi a soste improvvise. Io faccio fare un balzo brusco in avanti all’esca e poi la lascio ferma per 2 o 3 secondi. L’innesco è molto semplice: si inserisce un pezzo di piombo fabbricato artigianalmente nello stomaco della sanguinerola morta. I pescatori locali vanno in engadina a catturare le sanguinerole con la nassa, perché in val Poschiavo la loro presenza è troppo ridotta. Questa tecnica si è diffusa 30 anni fa in Val Poschiavo.

Fondo

Si tratta di una tecnica per insidiare pesci che abitualmente si cibano sui fondali. E’ un genere di pesca da farsi in acque lente e ferme. Vediamo sovente nel mese di maggio pescatori seduti sul loro seggiolino, lungo la foce, intenti a badare a un vero e proprio schieramento di canne tutte proiettate nel lago.
La montatura è molto semplice: basta applicare al finale un piombo (olivetta) e a una distanza di circa 50 cm un amo. L’esca è la comola del miele o il verme, raramente altre esche. Vediamo l’azione di pesca vera e propria. Eseguito il lancio l’esca verrà trascinata sul fondo dal piombo, e noi metteremo il filo in leggera tensione. Fatto questo non ci resta che posizionare la canna sul reggicanna in modo che stia il più possibile parallela all’acqua.
Quindi, tutti i sensi all’erta, attendiamo l’abboccata. Distrarsi, magari correndo dietro ai propri pensieri, non è difficile; ecco allora che molti pescatori appendono alla lenza un campanellino.

Tocco

Questa è usata solo nei torrenti e nel fiume Poschiavino. La montatura consiste nell’applicare alcuni piombini lungo il filo che dall’ amo va al finale. Il peso dei piombini varia a seconda della corrente e le scelte del pescatore. L’azione si svolge in due parti. Il primo consiste nel far scendere l’esca nelle correntine evitando di farla incagliare nelle frasche. Ci si aiuta a frenare la discesa tenendo la lenza con la mano sinistra, con l’archetto aperto e, di tanto in tanto, dando un piccolo strappo verso monte.Se si dovesse avvertire il tocco della trota si tratta di accompagnare la fuga verso valle, ammortizzando la lenza con la mano stessa, e successivamente di ferrare. Il secondo tempo consiste nel recuperare l’esca sfiorando le probabili tane delle trote, ma non in modo meccanico lavorando solo con il mulinello, ma, in armonia con la canna spostando lentamente verso monte il cimino e portando questo nella posizione di partenza si recupera con il mulinello. Le esche sono le camole del miele o del legno, vermi, cavallette, larve di perla e friganea.

Verm

È la tecnica più antica che i pescatori del lago di Poschiavo usano. Oggi è meno praticata, ma non per questo meno efficace. La montatura consiste nel applicare un amo o due al finale. La grandezza dell’amo dipende: tradizionalmente i pescatori usavano ami dell’1, io personalmente uso ami del 6. Una volta usavano canne di bambù o di nocciolo, oggi io uso una canna da fiume di 7 metri. Non ci vuole nessun mulinello. La lenza deve essere lunga come la canna. Si lancia alcuni distante dalla riva e poi si cammina lungo le rive del lago facendo fare ad ogni passo un balzo in avanti al vermo. La ferrata deve essere lenta. Come esca si usano vermi che i pochi pescatori che praticano questa tecnica si procurano nell’orto o in una letamaia.

Tirlindana

E’ una pesca alla traina che si effettua utilizzando il movimento di una imbarcazione: si lasciano calare in acqua diversi cucchiaini ondulanti, appositamente studiati e fabbricati per questo genere di pesca, i quali a profondità variabili richiameranno le prede con il loro sfarfallio. Si adopera un apposito e grosso mulinello che va applicato sul bordo della barca. Un peso di anche 100 grammi posto in fondo alla montatura fa rimanere ben estesi i cucchiaini.